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Almanacco del giorno 4 maggio:

Oggi nella Storia - Fatti: Schianto Torino calcio a Superga, Tragedia alla miniera di Ribolla

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Schianto Torino calcio a Superga
04 maggio 1949
Superga, Torino - Italia
Fu un mercoledì di 75 anni fa

(A cura di Antonino Fleres)
http://www.aldodinoballarin.net/

 

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A causa della fitta nebbia, il volo di ritorno da Lisbona (Portogallo), un trimotore FIAT G 212, si schiantò sulla collina di Superga, nei pressi della omonima Basilica (precisamente sul muraglione di cinta dei giradini nel retro della Basilica). Erano le 17:03 e la squadra del grande Torino tornava da una partita amichevole con il Benfica. La partita fu organizzata per festeggiare il capitano (del Bemfica e della Nazionale Portoghese) Josè Ferreira, grande amico di Valentino Mazzola, che dava l'addio al calcio). Morirono tutte le 31 persone a bordo.
I Campioni d'Italia: Valerio Bacigalupo, Guglielmo Gabetto, Valentino Mazzola (capitano), Aldo Ballarin, Ruggero Grava , Romea Menti, Dino Ballarin, Giuseppe Grezar, Piero Operto, Emile Bongiorni, Ezio Loik, Franco Ossola, Eusebio Castigliano, Virgilio Maroso, Mario Rigamonti, Rubens Fadini, Danilo Martelli, Julius Schubert.
I dirigenti e i tecnici: Ippolito Civelleri, Arnaldo Agnisetta, Egri Erbstein, Leslie Lievesley, Osvaldo Cortina, Andrea Bonaiuti.
I giornalisti: Renato Casalbore (fondatore di "Tuttosport"), Luigi Cavallero (di "La Stampa"), Renato Tosatti (di "Gazzetta del Popolo").
L'equipaggio: Cesare Bianciardi, Antonio Pangrazzi, Celeste D'Inca, Pierluigi Meroni.

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Tragedia alla miniera di Ribolla
04 maggio 1954
Ribolla, Grosseto - Italia
Fu un martedì di 70 anni fa

(A cura di Antonino Fleres)
http://www.ribolla2004.it/index.php

 

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Nell'oltre un secolo di attività, dalla miniera di Ribolla vennero estratte più di 270.000 tonnellate di carbone. Fu uno scoppio di gas (il grisù) nella galleria centrale (sezione "Camorra Sud"), a 265 metri di profondità, tra il pozzo Camorra (eretto nel 1948) e il pozzo Raffo, a provocare la morte di 43 minatori quella mattina intorno alle 8:40 del 5 maggio 1954. L'onda d'urto causò crolli e frane nei cunicoli laterali; le fiamme si propagarono lungo tutta la galleria essendo queste risucchiate verso l'uscita dai pozzi suddetti; le tubature dell'acqua esplosero inondando la galleria e provocando ulteriori crolli; le temperature salirono fin oltre i 100 gradi centigradi.
Tecnicamente, l'esplosione (in realtà le esplosioni furono due anche se molto ravvicinate) avvenne perché la Montecatini decise di spegnere un incendio in atto in una galleria, la "vecchia 31", già chiusa un anno prima (perché causò il ferimento di due operai causa violento scoppio). L'incendio non era visibile, ma si vedevano i fumi da cui si deduceva l'incendio in atto. Quella mattina, la direzione, oltre alla scuadra antincendio composta da 4 operai, incurante del pericolo, mandò ugualmente 43 minatori di quel turno a lavorare nei pressi della galleria incriminata. Dei 47 operai solo 4 sopravvissero alla tragedia. Alcuni morirono dilaniati e / o bruciati, altri per asfissia. L'ultimo decesso (uno tra i feriti) si ebbe circa due mesi dopo il fatto.
L'eplosione trovò la proprietà colpevolmente impreparata. I soccorsi furono lenti e tardivi a causa delle polveri e dei fumi che impedivano l'accesso senza maschere antigas o autorespiratori (che evidentemente non c'erano). Anche il medico della Montecatini era assente, non potè quindi dare i primi tempesitvi soccorsi ai feriti. Infatti, solo nel pomeriggio, i vigili del fuoco riuscirono ad entrare nel pozzo e quindi in galleria, nella speranza vana di poter salvare qualcuno. Il recuperò di tutte le salme durò più di un mese.
Dopo la tragedia, la miniera, di proprietà della Montecatini, venne chiusa. Anni dopo, su alcuni resti di quella che fu la miniera di carbone di Ribolla, sorse il "Monumento al Minatore" di Vittorio Basaglia. Il processo assolse tutti gli imputati per non aver commesso il fatto, archiviando il caso come "mera fatalità" e i parenti delle vittime accettarono un risarcimento in denaro.
Di questo fatto fu particolrmente colpito lo scrittore Luciano Bianciardi che ne narrò il fatto, in chiave romanzesca, nel suo romanzo di successo "La vita agra" del 1962. Da questo romanzo fu tratto un film, omonimo, che uscì nel 1964, di Carlo Lizzani con Ugo Tognazzi e, tra gli altri, Enzo Jannacci.
Precedentemente, insieme a Carlo Cassola, ne raccontò la vicenda e lo sdegno in "Minatori della Maremma" del 1956.

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