Figlio d'arte: suo Padre, Dante Ranucci, fu un cantante di operetta e sua madre, Paola Massa, fu una ballerina di danza classica. Renato Ranucci naque a Torino solo per caso, infatti, in quel periodo, i suoi genitori erano lì in tourné, ma visse e crebbe a Roma, città natale (e amatissima) del padre.
Iniziò prestissimo ad emergere nelle materie artistiche, tanto che, a soli 13 anni (anche grazie al fatto che frequentò la Scuola Pontificia Pio X, in cui i padri Scolopi, organizzavano, oltre alle normali attività scolastiche, anche molte attività artistiche), già aveva una discreta esperienza di canto, ballo, musica e recitazione. In verità venne indotto ad imparare mestieri più "sicuri" (come il muratore, o il barbiere) ma non ci fu nulla da fare, preferì mestieri quali il batterista, il cantante, il fantasista, il tanghèro. Agli inizi degli anni trenta, Renato Ranucci, già molto conosciuto nell'ambiente dell'avanspettacolo, decise di cambiare il nome in Rachel (da una crema francese casualmente vista in una pubblicità), ma, per evitare errori di pronuncia da parte del pubblico, subito lo cambiò in Rascel.
Da allora la sua carriera fu piena di successi: Incise molti dischi come "Arrivederci Rona" del 1955 (di Garinei - Giovannini - Rascel) e vinse, in coppia con Tony Dallara il Festival di San Remo del 1960 con la canzone "Romantica" di Renato Rascel e testo di Dino Verde. Degna di nota è la canzone "È arrivata la bufera", incisa nel 1955, ma scritta nel 1939 e cantata in quello stesso periodo, in teatro, proprio quando si affacciava in tutta europa lo spettro della follia nazista e fascista che poi si materializzò nella seconda guerra mondiale.
Ebbe molte soddisfazioni in teatro e in TV. Ricordiamo tra le tantissime cose: "I racconti di Padre Brown", del 1970, sceneggiato di Edoardo Anton, per la regia di Vittorio Cottafavi, tratto da "L'innocenza di Padre Brown" di Gilbert Keith Chesterton.
Per il cinema ricordiamo: "Il cappotto", del 1952, di Alberto Lattuada, "Questi fantasmi", del 1954, di Eduardo De Filippo, "Il giudizio universale", del 1961, di Vittorio De Sica.
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