Violinista e compositore.
Nacque all'interno di un'umile famiglia; il padre Antonio, operaio al porto di Genova ed appassionato di musica, lo instradò, con metodi piuttosto violenti e coercitivi, allo studio del mandolino. Il giovanissimo Paganini intraprese quindi lo studio del violino con il maestro genovese Giacomo Costa e immediatamente dimostrò un grande talento. Nel 1795 il padre lo portò a Parma dove conobbe il maestro Alessandro Rolla e in questo periodo si dedicò allo studio della chitarra, visto che Rolla era solito accompagnare con tale strumento i suoi alunni di violino. Pur diventando un abile esecutore, Paganini non si esibì mai in pubblico utilizzando la chitarra, ma scrisse circa venti composizioni per questo strumento. Iniziò la sua carriera di concertista nel 1797 e cominciò a condurre una vita irrequieta e disordinata, comportamento riconducibile forse ad una sua reazione alle tante costrizioni inflitte dal padre. Dal 1805 al 1813 fu primo violino solista alla corte della principessa di Lucca, Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone. Quindi intraprese una serie di esibizioni sia in Italia sia all'estero; tenne concerti a Vienna, Praga, Parigi e Londra e lo straordinario maestro, sempre vestito di nero, incantò il pubblico con la sua eccezionale abilità. Durante i suoi concerti, Paganini amava anche molto improvvisare e quando al Teatro Carignano di Torino gli venne chiesto il bis di un brano, egli fece rispondere :"Paganini non ripete". Questo suo comportamento gli costò l'annullamento di un ulteriore concerto e da allora la frase divenne celebre e usata tuttora. Fu un genio della musica, possedeva un orecchio perfetto e un infallibile senso tonale. La sua tecnica fu sbalorditiva, tanto che i suoi contemporanei giudicarono la sua genialità come qualcosa di origine diabolica. Egli compose, tra l'altro, "24 Capricci per violino" e numerose sonate. Nel 1834, dopo aver tenuto oltre seicento concerti, si ritirò quasi completamente dalla scena a causa delle critiche condizioni di salute che i vari medici da lui interpellati non riuscirono a migliorare. Avendo probabilmente contratto una forma di sifilide che gli colpì prevalentemente la laringe, divenne completamente afono ed il figlio Achille, allora quindicenne, gli fece da interprete e continuò, in età adulta, a riordinare e pubblicare le opere del padre. L'ultima parte della sua vita fu molto tormentata dalla malattia; nel 1839 tornò a Genova e poi si trasferì a Nizza dove morì il 27 maggio del 1840.
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