Politico, filosofo e scrittore.
Fu il quarto dei sette figli di Francesco Gramsci e Peppina Marcias. A causa di una brutta caduta verificatasi all'età di tre anni, riportò danni irreversibili alla colonna vertebrale che gli impedirono di superare, da adulto, il metro e mezzo di altezza. Nel 1898 il padre, impiegato dell' Ufficio del Registro, venne arrestato per peculato e la famiglia conobbe anni di dura miseria. Quando il padre uscì di prigione, Antonio potè iscriversi al ginnasio e nel 1911 conseguì la licenza liceale con il massimo dei voti. Grazie ad una borsa di studio potè quindi frequentare la Facoltà di Lettere e Filosofia dell' Università di Torino, dove divenne membro attivo della sezione socialista locale. Nel 1916 diventò giornalista dell'"Avanti!", quotidiano del partito, e nel 1919, insieme con Palmiro Togliatti ed altri militanti, fondò il settimanale culturale, che poi divenne quotidiano, "Ordine nuovo". Nel 1920 fu tra gli organizzatori degli scioperi nelle fabbriche dell'Italia settentrionale, ma poiché questi non ottennero i risultati sperati, all'interno del partito si verificò una crisi che portò ad una scissione per cui nel gennaio del 1921 Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga fondarono il Partito Comunista d'Italia. Il partito aderì alla Terza Internazionale e per due anni Gramsci lavorò a Mosca dove conobbe la giovane violinista russa Giulia Schucht che sposò e da cui ebbe due figli: Delio e Giuliano. Nel 1924 tornò in Italia dove fu eletto deputato ed organizzò l'opposizione parlamentare contro la dittatura fascista di Benito Mussolini. Nel 1926 diventò segretario del partito, ma poiché Mussolini decretò lo scioglimento di ogni movimento politico, fu arrestato e confinato ad Ustica, quindi processato e condannato a venti anni di reclusione che scontò nel carcere di Turi (Bari). In carcere elaborò temi di storia, politica e cultura, raccolti in trentadue quaderni dai quali, dopo la sua morte, furono ricavati sei volumi intitolati "Quaderni del carcere" e pubblicati tra il 1948 ed il 1951. Nel 1933, a causa delle critiche condizioni di salute, fu trasferito in una clinica di Formia e quindi a Roma dove morì per una emorragia cerebrale nel 1937. Nel 1947 furono pubblicate le "Lettere dal carcere", intense riflessioni sulla storia politica ed intellettuale italiana e sul marxismo, ammirate in tutto il mondo per la loro poeticità.
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