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Il proclama di Rimini (frammento) - Odi Civili - Alessandro Manzoni

 

Le poesie di Alessandro Manzoni: Il proclama di Rimini (frammento) - Odi Civili

Alessandro Manzoni

ID Autore: 2338
ID Testo: 8743

Testo online da domenica 10 novembre 2013
Ultima modifica del domenica 10 novembre 2013
Scritto nel 1815

Il proclama di Rimini (frammento) - Odi Civili

O delle imprese alla più degna accinto,
Signor che la parola hai proferita,
Che tante etadi indarno Italia attese;
Ah! quando un braccio le teneano avvinto
Genti che non vorrian toccarla unita,
E da lor scissa la pascean d'offese;
E l'ingorde udivam lunghe contese
Dei re tutti anelanti a farle oltraggio;
In te sol uno un raggio
Di nostra speme ancor vivea, pensando
Ch'era in Italia un suol senza servaggio,
Ch'ivi slegato ancor vegliava un brando.
Sonava intanto d'ogni parte un grido,
Libertà delle genti e gloria e pace!
Ed aperto d'Europa era il convito,
E questa donna di cotanto lido,
Questa antica, gentil, donna pugnace
Degna non la tenean dell'alto invito:
Essa in disparte, e posto al labbro il dito,
Dovea il fato aspettar dal suo nemico,
Come siede il mendico
Alla porta del ricco in sulla via;
Alcun non passa che lo chiami amico,
E non gli far dispetto è cortesia.
Forse infecondo di tal madre or langue
Il glorioso fianco? o forse ch'ella
Del latte antico oggi le vene ha scarse?
O figli or nutre, a cui per essa il sangue
Donar sia grave? o tali a cui più bella
Pugna sembri tra loro ingiuria farse?
Stolta bestemmia! eran le forze sparse,
E non le voglie; e quasi in ogni petto
Vivea questo concetto:
Liberi non sarem se non siam uni;
Ai men forti di noi gregge dispetto,
Fin che non sorga un uom che ci raduni.

Egli è sorto, per Dio! Sì, per Colui
Che un dì trascelse il giovinetto ebreo
Che del fratello il percussor percosse;
E fattol duce e salvator de' sui
Degli avari ladron sul capo reo
L'ardua furia soffiò dell'onde rosse;
Per quel Dio che talora a stranie posse,
Certo in pena, il valor d'un popol trade;
Ma che l'inique spade
Frange una volta, e gli oppressor confonde;
E all'uom che pugne per le sue contrade
L'ira e la gioia de' perigli infonde.
Con Lui, signor, dell'Itala fortuna
Le sparse verghe raccorrai da terra,
E un fascio ne farai ne la tua mano

 

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