Testo online da domenica 10 novembre 2013
Ultima modifica del domenica 10 novembre 2013
Scritto nel 1802
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Alla sua donna
Se pien d'alto disdegno e in me securo Alteramente io parlo e penso e scrivo Oltre l'etate e il vil tempo in ch'io vivo, E piacer sozzo e vano onor non curo;
Opra è tua, Donna, e del celeste e puro Foco che nel mio petto accese il vivo Lume de gli occhi tuoi, che mi fa schivo Di quanto parmi, al tuo paraggio, impuro.
Piacerti io voglio; né piacer ti posso, Fin ch'io non sia, ne gli atti e pensier miei, Mondo così ch'io ti somigli in parte.
Così per la via alpestra io mi son mosso: Né, volendo ritrarmene, il potrei; Perché non posso intralasciar d'amarte.
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