Le poesie di Gabriele D'annunzio: Il commiato
ID Autore: 2347 ID Testo: 8719
Testo online da martedì 19 marzo 2013 Ultima modifica del martedì 19 marzo 2013 Scritto nel 1903
Il commiato
L'Alpe di Mommio un pallido velamed'ulivi effonde al cielo di giacinto,come un colle dell'isola di Sameo di Zacinto.Il Monte Magno di più cupo argentofascia la sua piramide; il Matannaè porpora e viola come il lentofior della canna.O canneti lungh'essi i fiumicellidi Camaiore, appreso ho il vostro carme.Vedess'io rosseggiare gli albatrellisul Monte Darme!Dal Capo Corvo ricco di viburnii pini vedess'io della Palmariache col lutto dè marmi suoi notturnista solitaria!Potess'io sostenerti nella mano,terra di Luni, come un vaso etrusco!In te amo il divin marmo apuano,l'umile rusco;amo la tua materia prometea,la sabbia delle tue selve aromali,l'aquila dei tuoi picchi, la ninfeade' tuoi canali.Potesse l'arte mia, da Val di Serchioa Val di Magra e per le Panie al Varae al Golfo, tutta stringerti in un cerchiocon l'alpe a gara!Troppo è grave al mio cor la dipartenza.Come dal corpo, l'anima si esiliadal marmo che biancheggia tra l'Avenzae la Versilia.Tempo è di morte. In qualche acqua torpenteor perisce la dolce carne erbale.Strider non s'ode falce ma si senteodor letale.DÃruta la Ceragiola rosseggia,là dove Serravezza è co' due fiumi,quasi che fero sangue in ogni scheggiagrondi e s'aggrumi.Sta nella cruda nudità rupestreil Gabberi irto qual ferrato casco.Ecco, e su i carri per le vie maestrepassa il falasco.Metuto fu dalla più grande falcenella palude all'ombra del Quiesa,ove raggiato di vermène il salcepar chioma accesatra cannelle di stridulo oro secco,tra pigro sparto di pallor bronzino.Su l'acqua un lampo di smeraldo, e il beccotuffa il piombino.Deh foss'io sopra un burchio per la cuoranavigando, e di tifa e di sparganiocarico ei fosse, e fossevi alla prorafitto un bucranioo un nibbio con aperte ali, e vi fosseodore di garofalo nel mucchioper qualche cunzia dalle barbe rosseonde il suo succhiosì caro all'arte dell'aromatariostillasse fra l'erbame, e resupinovi giacessi io mirando il solitariociel iacintino;e scendessi così, tra l'acqua e il cielocon l'alzaia la Fossa Burlamaccaalbicando qual prato d'asfodèlola morta lacca;e traesse il bardotto la sua funesenza canto per l'argine; ed io, corcosul mucchio, mi credessi andare immunedi morte all'Orco!Ma cade il vespro, e tempo è d'esulare;e di sogni obliosi in van mi pasco.Si i gravi carri lungo le vie chiarepassa il falasco.Sono sì vasti i cumuli spioventiche il timone soperchiano dinnanzie il giogo cèlano e le corna e i lenticorpi dei manzi,onde sembran di lungi per sé mossie tra la polve aspetto hanno di stranianimali dai gran lanosi dossi,dai ventri immani.In fila vanno verso Pietrasanta,strame ai presepi, ai campi aridi ingrasso.L'un carrettiere vocia e l'altro cantaa passo a passo.E tutta la Versilia, ecco, s'indorad'una soavità che il cor dilania.Mai fosti bella, ahimè, come in quest'oraultima, o Pania!O Tirreno, Mare Infero, s'accendesul tuo specchio l'insonne occhio del Faro;ti veglia e guarda con le sue tremendenavi d'acciarola Città Forte dietro il Caprionesacro agli Itali come ai Greci il Sunio;t'è scheggia della spada d'Orioneil novilunio;come sia fatta l'ombra, alla tua paceverseranno lor lacrime le Atlàntidi,ti condurrà l'ignavo Artofilacel'Orse erimàntidi;s'udrà pè curvi lidi il tuo respirosolo nell'ombra senza mutamento;solo rispecchierai l'immenso girodel firmamento.O Mare, o Alpe, ed io sarò lontanocon nel mio cuor la torbida mia cura!Splende la cima del mio cuore umanonell'ode pura.Ode, innanzi ch'io parta per l'esilio,risali il Serchio, ascendi la collinaove l'ultimo figlio di Vergilio,prole divina,quei che intende i linguaggi degli alati,strida di falchi, pianti di colombe,ch'eguale offre il cor candido ai rinatifiori e alle tombe,quei che fiso guatare osò nel cesioocchio e nel nero l'aquila di Pellae udì nova cantar sul vento etesioSaffo la bella,il figlio di Vergilio ad un cipressotacito siede, e non t'aspetta. Vola!Te non reca la femmina d'Eresso,ma va pur sola;che ben t'accoglierà nella man largaei che forse era intento al suono alternodei licci o all'ape o all'alta ora di Bargao al verso eterno.Forse il libro del suo divin parentesarà con lui, sù suoi ginocchi (ei coglieora il trifoglio aruspice virentedi quattro fogliee ne fa segno del volume intonso,dove TÃtiro canta? O dove Eneape' meati del monte ode il responsodella Cumea?).Forse la suora dalle chiome lisce,se i ferri ella abbandoni ora ch'è tardie chiuda nel forziere il lin che auliscedi spicanardi,sarà con lui, trista perché conciliovide folto di rondini su gronda.E tu gli parla: "Figlio di Vergilio,ecco la fronda.Ospite immacolato, a te mi mandail fratel tuo diletto che si parte.Pel tuo nobile capo una ghirlandacurvò con arte.E chi coronerà oggi l'aedose non l'aedo re di solitudini?Il crasso Scita ed il fucato Medola Gloria ha drudi;e, se barbarie genera nel ventonuovi mostri, non più contra l'orrorediscende Febo Apollo arco d'argentocastigatore.Ma tu custode sei delle più pureforme, Ospite. Col polso che non langueil prisco vige nelle tue figuregentile sangue.Gli uomini il tuo pensier nutre ed irradia,come l'ulivo placido produceagli uomini la sua bacca palladiach'è cibo e luce.Per ciò dal fratel tuo questa fraternaghirlanda ch'io ti reco messaggeraprendi: non pesa: ell'è di fronda eternama sì leggera.Fatta è d'un ramo tenue che crebbetra l'Alpe e il Mare, ov'ebbe il Cuor de' cuoriselvaggio rogo e il Buonarroti v'ebbei suoi furori.L'artefice nel flettere lo stelovedea sul Sagro le ferite antichesplendere e su l'Altissimo l'anelopeplo di Nike.Altro è il Monte invisibile ch'ei salee che tu sali per l'opposta balza.Soli e discosti, entrambi una immortaleansia v'incalza.Or dove i cuori prodi hanno promessodi rincontrarsi un dì, se non in cima?Quel dì voi canterete un inno istessodi su la cima".Ode, così gli parla. Ed alla suora,che vedrai di dolcezza lacrimare,da l'ultimo ch'io colsi in su l'auroragiglio del mare.
I Commenti dei lettori alla poesia di Gabriele D'annunzio: Il commiato
Lino Bottigliero Data commento: mercoledì 20 giugno 2018 - Provincia: - ID: 1875
genio di poesia di stile di pensiero . "il prisco vige nelle tue figure, gentile sangue "
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