Le poesie di Gabriele D'annunzio: Il novilunio
ID Autore: 2347 ID Testo: 8718
Testo online da martedì 19 marzo 2013 Ultima modifica del martedì 19 marzo 2013 Scritto nel 1903
Il novilunio
Novilunio di settembre!Nell'aria lontanail viso della creaturaceleste che ha nomeLuna, trasparente comela medusa marina,come la brina nell'alba,labile comela neve su l'acqua,la schiuma su la sabbia,pallido comeil piaceresu l'origliere,pallido s'inclinae smuore e languecon una collanasotto il mento sì chiarache l'oscura:silenzioso viso esanguedella creaturaceleste che ha nome Luna,cui sotto il mento s'incurvauna collanasì chiara che l'offusca,nell'aria lontanaov'ebbe nome Dianatra le ninfe eterne,ov'ebbe nome Selenedalle bianche bracciaquando amava quel pastoregiovinetto Endimioneche tra le bianche bracciadormiva sempre.Novilunio di settembre!Sotto l'ambiguo lume,tra il giorno senza fiammee la notte senza ombre,il mare, più soavedel cielo nel suo volumelento, più molledella nubelattea che la montagnaesprime dalle sue mammedelicate,il mare accompagnala melodiadella terra, la melodiache i flauti dei grillifan nei campi tranquilliroca assiduamente,la melodiache le ranefan nelle pantanemorte, nel fiume che stagnatra i salci e le cannelutulente,la melodiache fan tra i vinchiche fan tra i giunchidelle ripe rimoteuomini solinghitessendo le vermenein canestre,con sì lunghiindugi su quelle paroleche ritornano sempre.Novilunio di settembre!Tal chiaritateil giorno e la notte commistisul letto del marenon lieti non tristieffondono ancora,che tu vedi ancoranella sabbia le ondedel vento, le ormedei fanciulli, le conchevacue, le algheargentine,gli ossi delle seppie,le guainedelle carrube,e vedi nella sieperosseggiar le nudebacche delle rose caninee nel campo la pannocchiadalla barba d'orolucere, che al pleniluniosu l'aia il coroagreste monderà con canti,e nella vignail grappolo d'oroche già fu sonoro d'api,e nel verziere il ficoche dall'ombelico stillail suo miele,e su la soglia del tuguriobiancheggiar la conocchiadell'antica madre che fila,che fila sempre.Novilunio di settembre,dolce come il visodella creaturaterrestre che ha nomeErmione, tiepido comele sue chiome,umido come il sorrisodella sua boccaumida ancoradella prima uva matura,breve come la sua cinturanel cielo verdecome la sua veste!Ha trematonella sua vesteverde che odoraad ogni passocome un cespo ad ogni fiato,ha trematoal primo gelo notturnoella che a mezzo il giornodormì con la guanciasul braccio curvoe si svegliò con le tempiemadide, con imperlatoil labbro, nella calura,vermiglia come un'auroraaspersa di calda rugiadae sorridente.E io le dico: "O Ermione,tu hai tremato.Anche agosto, anche agostoandato è per sempre!Guarda il cielo di settembre.Nell'aria lontanail viso della creaturaceleste che ha nomeLuna, con una collanasotto il mento sì chiarache l'oscura,pallido s'inclina e muore..."Ma dice Ermione,non lieta non triste:"T'inganni. Quella ch'è sì chiaraè la falcedell'Estate, è la falceche l'Estate abbandonamorendo, è la falceche falciò le aristee il papapevo e il cÃanoquando fiorÃanoper la mia coronavincendo in lume il cielo e il sangue;ed è la faccia dell'Estatequella che languenell'aria lontana, che muorenella sua chiaritatesopra le acquetra il giorno senza fiammee la notte senza ombre,dopo che tanto l'amammo,dopo che tanto ci piacque;e la sua canzonedi foglie di ali di aure di ombredi aromi di silenzii e di acquesi tace per sempre;e la melodia di settembre,che fanno i flauti campestried accompagna il marecol suo lento ploro,non s'ode lassù nell'arialontana ov'ella spirasolitariail suo spirto odoratodi alga di rèsina e di alloro;e l'uomo che s'attardain tessere vermenegià fece del grano mannelleed or fa canestriper l'uva, con un canto eguale,e tutto è obliato;obliato anche agostosarà nell'odor del mosto,nel murmure delle api d'oro;per tutto sarà l'oblio,per tutto sarà l'oblio;e niuno più sapràquanto sien dolcil'ombre dei volisu le sabbie saline,l'orme degli uccellinell'argilla dei fiumi,se non io, se non io,se non quella che andràdi là dai fiumi sereni,di là dalle verdi colline,di là dai monti cilestri,se non quella che andràche andrà lungi per sempre,e non con le tue rondini, o Settembre!"
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