Le poesie di Gabriele D'annunzio: Lo stormo e il gregge
ID Autore: 2347 ID Testo: 8713
Testo online da martedì 19 marzo 2013 Ultima modifica del martedì 19 marzo 2013 Scritto nel 1903
Lo stormo e il gregge
Settembre, teco io sia sul Loricinoche fece blandi gli ozii del pretore:in sabbia quasi rosea fluiscescabra di rughe e sparsa di negrorecome il palato del mio dolce veltro.Sorvolano le rondini quel vetrolieve cui godon rompere coi bianchipetti: una piuma cade e corre al mare.E di là dalle verdi canne i montidi Cori son cilestri come il mare.Forza del Lazio quanto sei soave!Obliate città dei re vetusti,atrii del Citaredo imperiale,un bel fanciullo vien con le sue capree regna i lidi, impube re latino!Il suo gregge è di numero divino,nero e bianco a sembianza delle frottealate che sorvolano il bel rivo,pari olocausto al Giorno ed alla Notte.Quasi fiore l'esigua foce s'apre.Equa ride alle rondini e alle capre.
Approfondimenti in collaborazione con: Scopri di più su: Lo stormo e il gregge di Gabriele D'annunzio
Chiunque tu sia, lascia il tuo Commento alla poesia di Gabriele D'annunzio: Lo stormo e il gregge
Il Nino! - la Piazzetta venticinque punto otto! (1961 ÷ 2024 all right reserved)
Made in Earth Planet; From Turin, Piedmont, Italy, Europe, Earth Planet, Orion Arm, Milky Way Galaxy ...