Le poesie di Gabriele D'annunzio: Le terme
ID Autore: 2347 ID Testo: 8712
Testo online da martedì 19 marzo 2013 Ultima modifica del martedì 19 marzo 2013 Scritto nel 1093
Le terme
Settembre, oggi veder vorrei l'azzurrodel tuo cielo riempiere la boccarotonda della maschera di pietrain cima alla colonna che si sfaldanei secoli, convolta dal rosaioche si sfoglia nell'ora, entro quel chiostroquadrato che di biondo travertinochiarisce il cotto delle antiche Terme.Forse d'Orfeo ragionerei con Ermesul margine del fonte ove i delfinireggon la tazza in su le code erette;o forse udrei l'ammonimento gravedei due neri superstiti cipressiai due lor verdi cipressetti alunniche crescono ove caddero i maggioripercossi dalla folgore di luglio.O forse mi parrebbe, oltre il cespugliosoave, udire l'ansito del servoalla stanga appaiato col giumentocirca la mola cònica di lava;e più de' nudi torsi, e più de' bustie più de' cippi mi sarebbe caral'ombra delle farfalle su pè doliirisarciti con piombo dal colono.Settembre, là, sul fianco del bel Tronod'Afrodite, l'aulètride dagli occhia mandorla e dal seno di cotognasta, sovrapposta l'una all'altra coscia,adagiata sonando le due tibiecon i frammenti dell'esperte dita;e il Re Pastore immoto nel basaltefigge all'Eternità gli occhi corrosi.Ronzano l'api ne' silenziosiorti dei bianchi monaci defunti;e nelle celle àbitano gli iddii,lacerano le Menadi la vittima,Anassimandro medita, dal murosvegliasi il carme dei fratelli Arvali."Enos Lases iuvate". Un'ape or entra,per la chioma di Iulia che l'illude.Nell'alveo d'un ricciolo si chiude.
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