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Au Lecteur - Charles Pierre Baudelaire

 

Le poesie di Charles Pierre Baudelaire: Au Lecteur

Charles Pierre Baudelaire

ID Autore: 2342
ID Testo: 8678

Testo online da venerdì 3 settembre 2010
Ultima modifica del venerdì 3 settembre 2010
Scritto nel 1855

Au Lecteur

La sottise, l'erreur, le péché, la lésine,
Occupent nos esprits et travaillent nos corps,
Et nous alimentons nos aimables remords,
Comme les mendiants nourrissent leur vermine.

Nos péchés sont têtus, nos repentirs sont lâches ;
Nous nous faisons payer grassement nos aveux,
Et nous rentrons gaiement dans le chemin bourbeux,
Croyant par de vils pleurs laver toutes nos taches.

Sur l'oreiller du mal c'est Satan Trismégiste
Qui berce longuement notre esprit enchanté,
Et le riche métal de notre volonté
Est tout vaporisé par ce savant chimiste.

C'est le Diable qui tient les fils qui nous remuent !
Aux objets répugnants nous trouvons des appas ;
Chaque jour vers l'Enfer nous descendons d'un pas,
Sans horreur, à travers des ténèbres qui puent.

Ainsi qu'un débauché pauvre qui baise et mange
Le sein martyrisé d'une antique catin,
Nous volons au passage un plaisir clandestin
Que nous pressons bien fort comme une vieille orange.

Serré, fourmillant, comme un million d'helminthes,
Dans nos cerveaux ribote un peuple de Démons,
Et, quand nous respirons, la Mort dans nos poumons
Descend, fleuve invisible, avec de sourdes plaintes.

Si le viol, le poison, le poignard, l'incendie,
N'ont pas encor brodé de leurs plaisants dessins
Le canevas banal de nos piteux destins,
C'est que notre âme, hélas ! n'est pas assez hardie.

Mais parmi les chacals, les panthères, les lices,
Les singes, les scorpions, les vautours, les serpents,
Les monstres glapissants, hurlants, grognants, rampants,
Dans la ménagerie infâme de nos vices,

II en est un plus laid, plus méchant, plus immonde !
Quoiqu'il ne pousse ni grands gestes ni grands cris,
Il ferait volontiers de la terre un débris
Et dans un bâillement avalerait le monde ;

C'est l'Ennui ! L'oeil chargé d'un pleur involontaire,
II rêve d'échafauds en fumant son houka.
Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat,
- Hypocrite lecteur, - mon semblable, - mon frère !

Traduzione :

Al lettore

L'errore la stoltezza il peccato l'avarizia
occupano i nostri spiriti, sfibrano i nostri corpi,
e noi alimentiamo amabili rimorsi
come i mendicanti nutrono i pidocchi.

Testardi nel peccare, vigliacchi nei pentimenti,
con laute ricompense confessiamo le nostre colpe
e sereni rientriamo nel cammino fangoso
credendo che vili lacrime ci lavino dalle macchie.

Sul guanciale del male c'è Satana Trismegisto
che culla lungamente il nostro spirito incantato
e, sapiente alchimista, riesce a evaporare
il ricco metallo della nostra volontà.

È il Diavolo a tenere i fili che ci muovono!
Negli oggetti ripugnanti troviamo la bellezza;
discendiamo di un passo ogni giorno verso l'Inferno,
senza orrore, attraverso tenebre puzzolenti.

Come un povero debosciato morde e carezza
il seno martirizzato di una vecchia puttana,
noi rubiamo al volo un piacere clandestino
e lo spremiamo con forza come una vecchia arancia.

Serrati, formicolanti, come vermi a milioni,
popoli di Demoni ci gozzovigliano nei cervelli,
e quando respiriamo, con sordi lamenti,
il fiume della morte ci scende nei polmoni.

E se stupro, veleno, pugnale ed incendio,
non hanno ancora intrecciato dolci ricami
sulla tela banale dei nostri destini,
è che l'anima nostra non è abbastanza ardita.

Ma in mezzo agli sciacalli, le pantere, le linci,
le scimmie, gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti,
mostri urlanti, ruggenti, striduli, rampanti
nel serraglio infame di tutti i nostri vizi,

Ve n'è uno più brutto, più cattivo, più immondo!
Benché non si riveli con gesti o con grida
farebbe volentieri della terra un rottame
e solo sbadigliando inghiottirebbe il mondo:

È la Noia - occhio carico di lacrime involontarie
sogna impiccagioni fumando il suo houka(1).
Tu, lettore, conosci questo mostro incantevole(2)
- ipocrita lettore - mio simile - mio fratello!

Note:
(1) Lo houka, simile al narghilé, è descritto da Balzac come un apparecchio molto elegante formato da un serbatoio, panciuto come un vaso giapponese, che sostiene una specie di ciotola di terracotta dove brucia il tabacco o il patchouli, la sostanza di cui si aspira il fumo.
(2) In francese "Delicat": fatta fuori l'idea che un mostro possa essere, e non solo per B., "delicato" (vedi invece le traduzioni di Bonfantini, A.Bertolucci.e per ultimo G. Raboni), ritengo che l'espressione non possa neppure essere tradotta con "soave", come fa il de Nardis, né tenue, come vorrebbe il Delmay. Ma un mostro può essere incantevole? Secondo B.,amante degli ossimoro, è certamente possibile e, secondo me, necessario se si vuol penetrare nella vera natura della Noia che da una parte ripugna e dall'altra attrae come un'oasi di pace, come un fecondo macerarsi su sé stessi, che è poi, a ben vedere, l'<> e quindi più consolatoria.

 

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