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Gli orrori della guerra - Antonino Fleres

 

Gli articoli di Antonino Fleres: Gli orrori della guerra

 
Antonino Fleres

ID Autore: 1
ID Articolo: 13

Testo online da domenica 19 dicembre 2010

 

Gli orrori della guerra

Gli orrori della guerra...: quante volte guardando la TV e/o leggendo i giornali si inciampa in questa frase? Ci si inciampa e, rovinosamente, ci si ruzzola mentre si guarda o mentre si legge, e ci si fa anche male quando il conveniente senso cinico di sopravvivenza batte un po' in testa e perde colpi. Già... gli orrori della guerra…

Non tanto i morti: i morti, per chi crede, stanno bene; per chi non crede, stanno bene lo stesso: così morbidamente fluttuanti nel loro nuovo stato di polvere celeste...; quanto i vivi: loro sì, costretti a piangere (talvolta per tutta la vita) i propri cari trucidati, uccisi o resi invalidi; o molti tra i sopravissuti: costretti alla non vita, fin al loro stesso trapasso, a causa delle irreversibili violenze psichiche subite.

Mi viene in mente il mattone che rompe la vetrina. Potremmo intitolare: "I danni del mattone"... Ma sappiamo tutti benissimo che (giusto per alleggerire cito una frase tratta da una canzone di Lucio Battisti - testo di Giulio Rapetti del 1978 - dall'album "Una donna per Amico"): "il vetro non è rotto dal sasso ma dal braccio esperto di un ingenuo gradasso"...
Allo stesso modo mi vien da dire che gli orrori della guerra non esistono...
Esistono le ignoranze abissali dei cervelli.
Gli orrori dei cervelli.

Prendiamo, giusto per fare un esempio tra un milione, quel tragico 6 giugno 1944, il "D-day", ovvero lo "Sbarco in Normandia", alias operazione "Overlord". Tutti sanno cosa fu tale sbarco e cosa rappresentò e cosa rappresenta tutt'ora. Ma furono i "cervelli" a considerare quei ragazzi dei numeri e i loro familiari il nulla, non la guerra.
Cervelli da contabile: "Se una mitragliatrice (o una mina) uccide un soldato ogni cinque secondi e la meta da raggiungere è a cinquecento metri, andando alla velocità di due metri al secondo, quanti soldati dovranno essere sacrificati affinché in un tempo ragionevole si arrivi a prendere la postazione nemica?"
Cervelli da razzista e opportunista: "Tra i primi a scendere, poiché praticamente tutti dal destino scontato, saranno i ragazzi che appartengono a quei ceti dalle condizioni sociali più svantaggiati..."
Cervelli da politico e industriale: "Quei ragazzi sono carne da macello, voto per lo sbarco, lo organizzo, lo finanzio, ma farò di tutto affinché mio figlio non parta volontario."

Prova (ma solo se sei maggiorenne) a guardare i primi 24 minuti del film "Salvate il soldato Ryan" (del 1998 per la regia di Steven Spielberg, titolo originale: "Saving Private Ryan"), che descrivono lo sbarco sulla spiaggia di Omaha Beach (in Normandia, appunto), e poi dimmi se quelle sequenze manifestano gli orroi della guerra oppure gli orrori dei cervelli (di chi la guerra la concepisce e la partorisce).
Molti di quei "numeri" morirono annegati perché sbarcati troppo distanti dalla riva a causa del mare in tempesta. Altri "numeri" morirono prima ancora di toccar terra perché bersagli facilissimi in faccia agli avamposti dei "numeri nemici". Altri "numeri" morirono mentre correvano, mentre piangevano, mentre bruciavano, mentre urlavano disperati.

Anche dall'altra parte della barricata morirono un gran mucchio di "numeri".
In tutto morirono circa il 50% dei "numeri" partecipanti.
Pazienza, loro sono morti. In fondo, alle loro famiglie è andata molto peggio.
Molto peggio.

Grazie, cervello!
Grazie per essere, nonostante millenni di evoluzione, ancora così ottuso, così simile al cervello del selvaggio mondo animale ove, si sa, i più forti sopravvivono e i più deboli soccombono, spesso a suon di morsiconi...
Grazie per essere, nonostante millenni di intelligenza superiore che ci distingue dal selvaggio mondo animale, ancora così piccolo, così diverso dal cervello animale ove, si sa, la violenza è esclusivamente legata a "banali" questioni di sopravvivenza della specie e nulla più...
Questioni di cipolle...

 

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