Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, l'esercito italiano si ritrovò di fatto "allo sbando" e, dato che l'occupazione nazi fascista era, nell'Italia del centro nord, ancora più viva che mai, in quelle aree iniziarono a formarsi i primi spontanei "gruppi di Resistenza". Fu proprio a Boves, ove i nazisti, nel settembre 1943, avevano facilmente occupato ogni luogo in val di Colla (e spedito in campi di concentramento molti soldati loro ex alleati), che si organizzò uno dei primi gruppi Partigiani (comandato dall'ufficiale Ignazio Vian (medaglia d'oro al valor militare)) e fu proprio a Boves che ebbe luogo una delle prime sanguinose rappresaglie naziste.
Infatti, a seguito della cattura di due sottoufficiali e dell'uccisione del mitragliere Steinmetz delle S.S. ad opera della Resistenza Partigiana di Boves, i comandanti Theodor Wisch e Joachim Peiper diedero l'ordine alla 1ª Divisione Panzer SS "Leibstandarte SS Adolf Hitler" di trucidare, per rappresaglia, la popolazione civile di Boves e di dare poi alle fiamme ogni abitazione. Vennero così impietosamente uccise, durante il pomeriggio di quella domenica, una trentina di persone (tra cui don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo (parroco e viceparroco), e l'industriale Giovanni Vassallo che si erano offerti quali intermediari per scongiurare la rappresaglia) ed incendiate moltissime abitazioni.
La Resistenza però non si placò, e, dopo alcuni mesi, precisamente il 31 dicembre 1943 (e fino al 3 gennaio 1944), fu ancora Boves a pagare un alto prezzo di sangue a seguito di un rastrellamento nazista posto in atto per debellare la sempre più pressante e attiva Resistenza Partigiana "colpista" di quei luoghi. Il paese fu nuovamente dato alle fiamme e furono uccise una cinquantina di persone tra Civili e Partigiani.
Nel 1961 la città di Boves fu insignita della medaglia d'oro al valor civile e nel 1963 della medaglia d'oro al valor militare. Epitaffio: "per aver patito con eroico comportamento e stoico coraggio, per ben due volte, la rappresaglia crudele del nemico invasore, subendo la distruzione di numerose abitazioni e sacrificando la vita di molti suoi figli all'ideale patriottico".
Nel 1984 fu istituita la "Scuola di Pace" con sede nei locali del vecchio municipio di Boves ove sono custodite memorie, cimeli e testimonianze a perenne ricordo di quei tragici momenti della storia e a continuo ripudio della guerra.
Boves fu definita dal presidente Sandro Pertini la "Culla della Resistenza".
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