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La cavalla storna - Giovanni Pascoli

 

Le poesie di Giovanni Pascoli: La cavalla storna

Giovanni Pascoli

ID Autore: 2336
ID Testo: 8515

Testo online da giovedì 27 settembre 2007
Ultima modifica del giovedì 27 settembre 2007
Scritto nel 1903

La cavalla storna

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.

Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.

Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;

tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.

Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dài retta alla sua piccola mano.
Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
tu dài retta alla sua voce fanciulla».

La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;

lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte.
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;

sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia...»

La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;

oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,

con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».

Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera
«O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!

A me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona... Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!

Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t'insegni, come».

Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.

Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome... Sonò alto un nitrito.

 

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I Commenti dei lettori alla poesia di Giovanni Pascoli: La cavalla storna

Nello Vittorio Maruca
Data commento: giovedì 7 gennaio 2016 - Provincia: Catanzaro - ID: 1836

Il grande Pascoli compone questa commovente poesia sotto la spinta dolorosa per la perdita del caro padre ucciso barbaramente mentre è di ritorno alla sua famiglia. Ignoto è l'uccisore, ma fortissimi i sospetti che gravano su di una persona. Nella chiusa, la stessa cavalla, come se sospinta da divino potere, dà risposta affermativa alla mamma del Poeta, con l'emissione di un forte nitrito quando questa fa il nome del sospettato. E' una poesia descrittiva del triste avvenimento nella sua forma penosa, ma armoniosa ed elegante come solo Menti di altissimo livello possono formulare.

Salvo
Data commento: sabato 1 agosto 2015 - Provincia: Siracusa - ID: 1833

La poesia, a rileggerla dopo tanti anni di scuola elementare e medie, suscita forti emozioni, quasi fino al pianto.

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