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ID Articolo: 27
Testo online da sabato 29 marzo 2014
| Aspettativa di vita, pensione e... morte.
Caro Governo e cari Sindacati.
Negli ultimi anni l'INPS si è accorta che l'aspettativa di vita ha fatto balzi da gigante (anche perché si è resa conto di dover recuperare i danni fatti, nei passati decenni, dalle baby pensioni, dalle pensioni d'oro e dallo scellerato sistema retributivo che, tra l'altro, fino a qualche lustro fa, prendeva in considerazione, ai fini dei calcoli pensionistici, solo le ultime mensilità (prima della pensione) del lavoratore, talvolta gonfiate da veri o falsi aumenti e/o straordinari "last minute" (mi chiedo: ma i cari Sindacati, dov'erano?)).
La pagina del sito INPS, così come si presenta oggi (data articolo), che tratta dell'argomento pensionistico... Oggi la cara INPS (alias Governo + Sindacati) adotta il sistema contributivo (oppure misto per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996) e prende in considerazione i contributi versati dal lavoratore in tutta la sua vita lavorativa. Inoltre, oggi, per andare in Pensione, non bastano più 35 anni (o meno) di marchette e nemmeno 65 anni o meno di età anagrafica. La penalizzazione per i lavoratori, come si può facilmente capire, è quindi pesante (in alcuni casi pesantissima).
Come al solito, il "mangia mangia" di oggi lo paga l'innocente di domani ed, .in questo caso, il "mangia mangia" di ieri lo paga l'innocente di oggi e di domani. Ma torniamo a noi. Sacrosanto è il fatto che con il sistema delle baby pensioni non si sarebbe potuti andare avanti ancora per molto... Ma cosa succede se oggi, il giorno dopo essere andati in pensione, facendo i dovuti scongiuri, morte ci coglie? Se vai in pensione a 70 anni con una aspettativa di 80 e muori a 70 anni e un giorno, che succede? Succede che hai lavorato 50 anni (versando un capitale in contributi INPS) e non ti sei goduto un giorno di Pensione...! Bello...!!!
Allora dico io, e qui scatta l'esternazione, i Sindacati dovrebbero tutelare la pensione del lavoratore che ci lascia prima dell'età aspettata, fino ad almeno l'età aspettata (appunto). Quindi, se l'aspettativa di vita è 80 anni ed il lavoratore muore a 70 ed un giorno (un giorno dopo essere andato in pensione (scongiuri)), la cara INPS dovrebbe (a mio avviso deve) erogare (magari con un piccolo "decurtamento tecnico") la pensione agli eredi fino al compimento dei virtual 80 anni del caro defunto! Bene, sappiamo già cosa dice l'INPS: "La pensione non data ai parenti di chi scompare prima dell'età aspettata serve per continuare a darla a coloro i quali continuano a vivere oltre l'età aspettata". Rispondo io: "A sì?"
Eppure, facendo i classici "due conti della serva" risulta che (prendendo come riferimento il periodo socio economico in cui scrivo), un lavoratore che porta a casa 1.500 euro netti (2.250 euro lordi circa), a fronte di un costo aziendale di circa 49.000 euro annui, versa nelle casse dell'INPS ben 8.500 euro all'anno circa che, moltiplicati per 40 fanno 340.000 euro; moltiplicati per 45 fanno 382.500 euro; moltiplicati per 50 fanno 425.000 euro.
Ora, cari Governo, Sindacati ed INPS tutta, volete dirmi che dopo aver versato 3 o 400 mila euro nell'arco della vita, un lavoratore non ha diritto a "reversare" la propria pensione ad un erede (o, per quello che mi riguarda, ad un gatto) fino all'aspettativa della propria vita se per disgrazia muore prima di aver raggiunto la tanto misurata età?
Qui c'è qualcosa che non va, meditate, gente, meditate (anzi, meditiamo… che la gente, tanto, prima o poi, siamo noi!)
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