Sacerdote - educatore.
Nacque in una colta e agiata famiglia borghese da Albano Milani, professore universitario, e Alice Weiss, proveniente da una famiglia di origine israelita. La famiglia Milani, con solide tradizioni intellettuali, non fu mai religiosa. Nel 1930 la famiglia si trasferì a Milano dove Lorenzo trascorse l'infanzia e l'adolescenza e studiò fino alla maturità classica. Dopo la maturità decise, contro il volere della famiglia, di dedicarsi alla pittura studiando dapprima privatamente e poi all'Accademia di Brera. Ben presto il giovane Lorenzo prese coscienza della situazione privilegiata in cui viveva in quegli anni tormentati dalla guerra e cominciò, per questo motivo, a provare un forte senso di colpa verso i meno fortunati. L'interesse per la pittura sacra contribuì a farlo appassionare alla conoscenza del Vangelo; nel giugno del 1943 si convertì e fu cresimato. Nel novembre dello stesso anno entrò nel Seminario di Cestello in Oltrarno per farsi sacerdote, anche se la famiglia non approvava quella scelta religiosa. Fu ordinato sacerdote nel Duomo di Firenze il 13 luglio 1947. Pochi mesi dopo venne mandato, come cappellano, nel grosso borgo operaio di S. Donato di Calenzano (Firenze), dove fondò la scuola popolare serale per giovani operai e contadini; questa scelta segnò l'inizio di una lunga opposizione al suo operato da parte dei parrocchiani benpensanti e degli aderenti alla D.C. Nel 1951 don Milani si ammalò di tubercolosi. Nel 1954, a causa di screzi con la curia di Firenze, venne nominato priore di S. Andrea a Barbiana, una piccola parrocchia sui monti del Mugello, dove gli abitanti non avevano né luce elettrica né acqua corrente. Qui fondò una scuola per i ragazzi che avevano concluso il ciclo delle elementari, con l'intenzione di aiutare i figli dei contadini a padroneggiare la lingua italiana sperimentando il metodo della scrittura collettiva. Dall'esperienza di Barbiana nacque il libro "Lettera ad una professoressa" scritto dai ragazzi della scuola sotto la guida di don Lorenzo e pubblicato nel maggio del 1967. Il libro, che denunciava la natura classista della scuola italiana, diventò il manifesto del rifiuto della selezione a discapito dele classi sociali più deboli e proponeva nuovi strumenti per aiutare i meno privilegiati. Nel 1960 comparvero i primi sintomi del tumore ai polmoni che, sette anni dopo, lo portò alla morte. Nel 1962 divenne vescovo di Firenze. Nel febbraio del 1965 scrisse una lettera aperta ad un gruppo di cappellani toscani, in difesa dell'obiezione di coscienza, allontanandosi, ancora una volta, dalla tradizione cattolica. Per questo scritto venne processato, ma morì prima che fosse emessa la sentenza. Morì ad appena quarantaquattro anni in casa della madre, ma fu sepolto nel piccolo cimitero di Barbiana, vicino alla scuola. A lungo frainteso ed ostacolato dalle autorità scolastiche e religiose, don Milani è oggi rivalutato per il suo impegno civile verso i poveri e rappresenta una grande testimonianza della teoria che solo con la parità culturale l'uomo può liberarsi dalla condizione di subalternità e raggiungere la piena dignità.
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