Commediografo e drammaturgo.
Nacque all'interno di una famiglia benestante; il padre era un medico appassionato di teatro. Dopo aver trascorso l'infanzia a Venezia, il giovane Carlo studiò presso il collegio dei gesuiti di Perugia, quindi dai domenicani a Rimini. Nel 1723 fu ammesso al prestigioso Collegio Ghislieri di Pavia dove intraprese gli studi di giurisprudenza, come voleva il padre. Nel 1725 ne fu però espulso a causa di una satira da lui composta contro le inospitali donne del luogo. Riprese gli studi a Modena per interromperli nuovamente e intraprendere l'attività di coadiutore presso i tribunali di Chioggia e di Feltre. Si laureò in legge a Padova nel 1731, poco dopo la morte del padre. La sua vera vocazione era, però, il teatro e dopo il fortunato incontro con l'impresario teatrale Giuseppe Imer iniziò con lui una collaborazione scrivendo testi per la sua compagnia attiva presso il teatro San Samuele di Venezia. Nel 1734 la compagnia portò in scena la tragicommedia "Belisario" composta dallo stesso Goldoni. Nel 1736, durante una tournée della compagnia a Genova, conobbe Nicoletta Connio che divenne sua moglie. Nel 1747 ci fu per Goldoni una grande svolta dovuta all'incontro con il capocomico Girolamo Medebach, grazie al quale riuscì a portare a termine il suo programma di riforma del teatro comico. Alla fine del carnevale del 1750, per la compagnia Medebach ci fu un momento di crisi così Goldoni si impegnò a presentare sedici nuove commedie per la stagione successiva. Mantenne la coraggiosa promessa, ma il forte impegno gli procurò anche parecchi problemi nervosi. Tra le nuove commedie ci furono veri capolavori come "La bottega del caffè", "Il bugiardo" e "I pettegolezzi delle donne". Nel 1752 scrisse una delle sue commedie più famose "La locandiera", ma nel frattempo i rapporti con Medebach si guastarono e così il Goldoni passò dal teatro Sant' Angelo al San Luca ed in circa dieci anni scrisse più di sessanta commedie tra cui "I Rusteghi" capolavoro del teatro goldoniano in dialetto veneziano. Nel 1762, dopo aver ricevuto da Parigi una proposta di contratto biennale e ormai stanco di lottare contro gli oppositori della sua commedia che gli rinfacciavano l'impurità della lingua, decise di trasferirsi nella capitale francese. Rimase a Parigi trent'anni, ma quello fu il periodo meno felice della sua produzione perché non gli vennero mai richieste opere complete, ma soprattutto scenari da cui trasse commedie che inviò a Venezia, tra queste "Il ventaglio" che nel 1765 riscosse un grande successo al teatro San Luca. Fu quindi nominato maestro d'italiano delle principesse reali e nel 1784, ormai quasi cieco e provato dalle ristrettezze economiche, iniziò a dettare i "Mémoires", l' autobiografia dedicata a Luigi XVI. Lo scoppio della rivoluzione soppresse tutte le pensioni di corte, così anche il Goldoni, nel 1792, perse il suo sostentamento e sprofondò in una situazione economica drammatica. Morì l'anno seguente, il 7 febbraio, appena un giorno prima che gli venisse restituita la sua pensione.
Approfondimenti in collaborazione con:
Scopri di più su: Carlo Goldoni