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Giovanni Meli
20 dicembre 1815
Palermo
Fu un mercoledì di 210 anni fa
Aveva 75 anni
Nacque il
06 marzo 1740
Palermo - Italia
Fu un domenica di 285 anni fa
(A cura di Antonino Fleres)
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Medico, letterato, filosofo, chimico, poeta dialettale siciliano.
Detto "l'Abbati" (l'Abate), Giovanni Meli studiò dai Padri Gesuiti e presto orientò la sua predilezione per gli studi letterali e filosofici. (Fu aiutato in questo anche dal periodo storico (illuminista) in cui vigeva la monarchia del riformista Carlo III di Borbone: in particolare a Palermo, il governo del viceré Caracciolo favorì la rinascita della vita culturale e civile grazie, appunto, ad una serie di buone riforme.)
Nato da Antonio Meli e da Vincenza Torriquas, in una famiglia modesta (il papà faceva l'orefice), Giovanni Meli, una volta in età adulta, dovette conciliare la sua passione per gli studi umanistici, con la necessità di dover lavorare per mantenersi e così studiò (anche) medicina e divenne medico.
Cominciò prestissimo a scrivere e presto conobbe la notorietà (anche grazie alla discreta notorietà del nonno paterno suo omonimo) e quindi la celebrità presso i più noti circoli letterari del Palermitano (per es. all'Accademia del Buon Gusto). Il poemetto "La Fata Galante" fu il suo primo grande successo, seguirono poi moltissime Odi, Canzonette, Poesie e Melodrammi (come per es. il poema "Bucolica" oppure l'opera "L'Origini di lu Munnu"). Molti suoi lavori furono scritti in vernacolo, in dialetto Siciliano, come per es. la poesia "Don Chisciotte della Mancia" (Don Chisciotte).
Il soprannome "l'Abate" gli fu dato perché vestiva come un prete (pur non avendo mai intrapreso tale carriera). Si vestiva così per crearsi un'immagine dato che, a suo dire, si definiva "non di bell'aspetto". Eppure non mancò d'esser conteso (ed amato) da molte donne che lo ammiravano per le straordinarie doti letterali.
Di seguito gli fu data la cattedra di Chimica, ma nonostante la grande carriera (sia come cattedrante che come letterato e filosofo (fu socio infatti di molte importanti Accademie in tutta Italia)), non fu mai ricco, ed anzi, finì i suoi giorni in grande difficoltà economica.
Morì a Palermo il 12 dicembre del 1815 e fu successivamente (nel 1828) sepolto nella chiesa di San Domenico.
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