Studentessa, scrittrice.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale diventò famoso in tutto il mondo il suo diario. Anna era una bambina ebrea tedesca molto arguta ed estroversa che fu deportata, dopo varie vicissitudini, in un campo di concentramento (quello di Bergen Belsen in Hannover, Germania) ove morì di tifo iniseme con la sorella maggiore Margot Betti Frank nel marzo del 1945 (il giorno preciso non si conosce), poco prima del 15 aprile 1945, data in cui quel campo fu liberato. Il padre di Anna, Otto Frank, nel 1933 a causa delle leggi razziali emanate da Hitler in Germania, emigrò in Olanda, ad Amsterdam, ma anche qui, nel 1940 arrivarono le stesse odiose leggi, così, il 9 luglio 1942 decise di portare la sua famiglia in un luogo sicuro e nascosto (due stanze nascoste dietro i locali di una libreria in un edificio sul Canale Prinsengracht 263, vicino alla Westerkerk) ove vissero da clandestini, insieme ad altre persone (in tutto otto persone) fino al 4 agosto 1944, quando, a causa di una soffiata, i nazisti della Ghestapo li scovarono e li deportarono (inizialmente ad Auschwitz). Nel giro di un anno morirono tutti tranne il padre di anna, Otto Frank. Finita la guerra e liberati i pochi superstiti, Otto Frank tornò in Olanda e trovò il diario di sua figlia che era stato custodito da Miep Gies ed Elly Vossen, due delle persone che si presero cura del gruppo nei mesi in cui vissero nascosti). Più tardi, nel 1947, decise di renderlo pubblico e lo pubblicò con il titolo di "Het Achterhuis". Fu in seguito tradotto in moltissime lingue.
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