Romanziere.
Nacque in una famiglia contadina; rimasto orfano di padre ancora prima della nascita, trascorse l'infanzia e la giovinezza con la madre a Rostov, sul Don, dove si laureò in matematica, seguendo nel frattempo corsi letterari. Nel 1941 partì per la guerra, dalla quale tornò con i gradi di capitano e due medaglie al valore. Nel 1945, una sua lettera indirizzata ad un amico e contenente anche delle critiche a Stalin venne intercettata dal controspionaggio sovietico: Aleksandr Solzenicyn fu arrestato e condannato ad otto anni di lavori forzati e poi a tre anni di confino in Kazakhistan. In questo periodo crebbe la sua vocazione letteraria; all'inizio molte delle sue opere furono affidate alla memoria perché nei campi di lavoro non era possibile scrivere. Nel 1956 fu finalmente liberato e iniziò a scrivere su carta, ma dovette attendere la fine del 1962 per veder pubblicato, sulla rivista moscovita "Novyj Mir", il suo primo racconto: "Una giornata di Ivan Denisovic", la cronaca di una lunga giornata di lavoro del muratore Ivan, detenuto politico in un campo di concentramento sovietico in Siberia. La notizia della pubblicazione del racconto sembrò il segno che il primo accenno di disgelo politico voluto dal nuovo leader sovietico Nikita Chruscev, stesse diventando qualcosa di più solido, in realtà non fu così. Infatti i racconti di Aleksandr Solzenicyn, divenuto leader carismatico del dissenso intellettuale sovietico e degli altri intellettuali che si opponevano al regime, vennero pubblicati solo in Occidente e diffusi in patria soltanto attraverso la stampa clandestina. Nel 1968 seguì la pubblicazione, all'estero, di "Divisione cancro" e "Arcipelago Gulag" (tra il 1973 e il 1976). Nel 1970 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura, ma questo fatto non fece che accelerare la persecuzione del governo e il 13 febbraio 1974 Aleksandr Solzenicyn venne espulso dall'URSS. Si stabilì in Svizzera e poi negli Stati Uniti dove pubblicò "La quercia e il vitello" (1975), volume costituito in gran parte di memorie. Diventò un punto di riferimento per gli esuli che combattevano il regime. Tornò in patria nel maggio 1994, dopo la caduta del muro di Berlino.
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