Una bella lettura, senza dubbio.
Specialmente nella prima parte del libro, quando l’autore Enrico Gariboldi descrive le pene, le fatiche, le controversie e le brutture della Seconda guerra mondiale che ha vissuto in prima persona nella sua Milano a partire dal 1940, quando era un bambino di soli dieci anni.
Enrico Gariboldi, in questo libro, dimostra di avere la capacità di descrivere in modo semplice, accurato e coinvolgente le situazioni che lo hanno visto spettatore e protagonista durante quel periodo tragico ma non per questo rinuncia a trasmettere al lettore vari elementi di speranza, fiducia e, perché no, anche di ottimismo.
Infatti, non racconta solo delle bombe, della fame, della prigione e dei trapassi, ma descrive anche varie emozioni tratte dai primi approcci sentimentali e da alcune esperienze non direttamente legate alla faccenda bellica.
Superata la fase buia della Seconda guerra mondiale, Enrico Gariboldi continua a raccontare i vari periodi da lui vissuti, sia da ragazzo che da uomo maturo, che lo hanno accompagnato durante tutta la sua esistenza.
In alcune occasioni non mi sono trovato molto d’accordo su ciò che sostiene l’autore Enrico Gariboldi: per esempio quando asserisce che per campare fino a cent'anni e più occorrerebbe in primis passeggiare almeno due ore ogni giorno e bere almeno, sempre quotidianamente, due litri di acqua – certamente bere e passeggiare aiuta ma spesso le malattie alle persone anziane, che quindi trapassano prima di aver compiuto cent'anni, purtroppo capitano per tantissimi altri motivi – o quando dice che le donne veneziane hanno una marcia in più rispetto a tutte le altre donne del pianeta...
Sono comunque legittimi punti di vista dell'autore e sicuramente espressi con l’immancabile tono di ironia, simpatia e semplicità che contraddistingue tutta la lettura.
Un appaluso ulteriore è pienamente meritato dal momento che Enrico Gariboldi, classe 1930, ha scritto questo libro (Una storia italiana) durante il 2020 ovvero alla bella età di novanta anni.